©Giovanna S. - 2015
2 giugno 2013. Una città nei pressi della Costa Azzurra.
1
“Ciao mamma, mi manchi tantissimo. Scrivo questo messaggio per te e spero che un giorno tu lo leggi, perché se lo leggi vuol dire che sei ancora viva... da qualche parte e che tornerai da me. Però papà mi ha detto che adesso, probabilmente, sei con gli angeli: allora spero che leggi lo stesso con gli occhi della Fantasia.
Qualche volta penso che vorrei essere arrabbiato con te ma poi mi passa presto.
A scuola, quando gli altri parlano delle mamme, io non partecipo mai; nemmeno il tema sulla mamma l’ho voluto fare, ma la maestra non mi ha punito, anzi mi ha portato in giardino a vedere le ortensie, e mi ha sorriso. Ti voglio tanto bene e spero che il Paradiso e che tu, da li possa vedermi, almeno una volta, quando ti mando i bacini con la mano... io cerco di soffiare forte, per farli arrivare più in alto possibile!”
T.
21 giugno 2014
Carmen ripose delicatamente il pezzo di carta, ingiallito dal tempo e dal sole, nella scatola di cartone, appoggiandolo sulla vecchia bottiglia; lei non l’aveva mai lavata, spolverata sì, ma non aveva mai infierito con la retina, sulla patina che il tempo e il salmastro del mare avevano scavato nei pori di cristallo. Probabilmente non sarebbe diventata trasparente mai più, ma a Carmen non interessava. Come ogni volta, a giugno, sentiva il bisogno di scavare nel ripostiglio e di riprendere in mano quel vecchio ricordo: nonostante i discorsi, nonostante ogni razionalità e nonostante fossero passati oltre vent’anni.
Il suo pensiero la portò lontano: quando aveva trovato la bottiglia sulla spiaggia era solo una bambina e ne andava assai orgogliosa; si sentiva importante perchè, sulla spiaggia, tutti ne parlavano. Allora, se la guardava tutti i giorni e, per un po’ in famiglia, era argomento principale di discussione, tutti giù a far congetture sul misterioso messaggio nella bottiglia.
Il suo papà, invece, cercò più volte di fargliela buttare via: “Non è tua” le ricordava “lasciala perdere... non innamorarti delle cose, specialmente di una stupida e falsa vecchia bottiglia!” Lui odiava quell’oggetto; insisteva nel dire che era falso; diceva che la data era un trucco: nessun tappo può resistere all’azione del mare per cento anni!
A quindici anni Carmen, grazie al suo computer, cercò di risolvere il mistero, di scoprire a chi potesse essere destinata quella bottiglia portata dal mare. Anche a lei quel messaggio non piaceva, a essere sincera, ma neppure riusciva a liberarsene.
Poi gli anni passarono, Carmen divenne una donna... e... e poi tutto il resto; eppure la bottiglia col messaggio restarono con lei; traslocarono con lei e, nonostante ora non ci pensasse quasi più, quando arrivava la fine di giugno, la sua mente, come una fissazione , la costringeva a dare ancora una volta uno sguardo al suo piccolo segreto. E ogni volta, vero o falso che fosse, rileggeva l’antico messaggio di quel bambino, innocente e sperduto, le provocava una stretta al cuore.
2
«Mamma, mamma, è arrivato lo zio Pit!» gli strilli entusiastici del piccolo Tommy, la strapparono al mondo della fantasia e la riportarono a una più ben allegra e pratica realtà.
Pit e suo marito entrarono in casa, erano raggianti:
«Tutto vero, Carmen!» disse suo fratello Pit «Alla banca ci aspettavano in pompa magna, c’era persino il fotografo...»
«È naturale,» disse il marito «sono iniziative che fanno per pubblicità, per attirare i nuovi clienti!» Pit lo zittì, era più giovane di Carmen, un tipetto po’ play-boy; già si vedeva sulla Sirenetta in compagnia della sua ultima conquista:
«Pubblicità o no, il viaggio ti tocca, anzi: ci tocca!» e sorrise come un bambino, mentre piazzava sul tavolo l’elegante brochure che pubblicizzava il meraviglioso Yacht Seahawk della Perini, una busta bianca conteneva il vaucher, con la tutta la documentazione che attestava che quella spettacolare vacanza era tutta loro. In realtà, grazie a una promozione del marito di Carmen, avevano potuto rifinanziare il mutuo; l’operazione, insieme con altre migliaia, aveva ricevuto un codice ed era stata inserita in un concorso indetto dalla loro Banca. Così, all’improvviso, avevano scoperto di aver vinto una crociera di lusso: una settimana per quattro persone, sul prestigioso veliero Sirenetta. La data per la partenza era agli inizi di settembre.
3
2 settembre 2013
«Assolutamente no, non se ne parla nemmeno!» disse Glen, fermo «Non essere sciocca: ci devi e basta! Tra l’altro, Tim è tuo fratello, lo sai che mi troverei a disagio con lui e la sua nuova amichetta... quella li, insomma, adesso non mi ricordo il nome.»
«Uff... e Tommy?» disse Carmen che ancora non si decideva ad arrendersi; il cuore di mamma non le permetteva di lasciare il suo bambino con i postumi del morbillo. Come capita sempre coi bambini, Tommy si era ammalato proprio nel periodo in cui erano pronti per godersi il loro viaggio.
«Ma per favore...» ribattè il marito «A parte il fatto che ormai è quasi sfebbrato, per fortuna ho pure le ferie già prese: staremo benissimo e tutti i giorni saremo in contatto tramite Skype.» Carmen non sapeva più cosa obiettare e alla fine, tra le lacrime e gli infiniti abbracci, si decise a partire, per la gioia di tutti.
Stava quasi uscendo da casa; Tim e la sua bionda compagna già scalpitavano nell’attesa, quando, con una scusa, raggiunse rapidamente la soffitta. Era stata presa da un senso di disagio: si era ricordata della bottiglia e non voleva lasciarla là. Le sembrava improvvisamente importante che nessuno la toccasse: nessuno doveva leggere quel vecchio messaggio di tanti anni fa. Mai come quel giorno quella bottiglia le diede una sensazione di malaugurio, decise di portarla via, lontano dalla sua casa e dal piccolo Tim. Chissà... forse aveva ragione suo padre.
<FOTO DA https://www.youtube.com/watch?v=mf3zaEWR304>
*****
Erano in viaggio da non più di tre ore, facevano rotta per le Isole Ègadi, nel Mediterraneo. Il tempo non era granché. Attraversando il Canale di Sicilia, il comandante aveva ritenuto prudente ammainare le vele, per non subire troppo le forti folate di vento caldo, provenienti dall’Africa.
Carmen guardava il mare, dal parapetto del càssero, quando la chiamarono per l’ennesima volta.
«Solo un minuto e rientro...» accennò al marinaio che l’aveva invitata a rientrare nel ponte coperto. Un momento dopo era sola, il vento sembrava favorevole e dalla barca nessuno la vedeva. Aveva rimesso il messaggio nella vecchia bottiglia, poi l’aveva tappata come meglio poteva, servendosi del nastro adesivo... un attimo e la lanciò in mare, affidando nuovamente all'abisso quel vecchio e triste messaggio di cent’anni prima. Rientrando però fu percorsa da un brivido amaro e trafitta da un pensiero terribile:
“Come faccio a sapere che quel messaggio è stato scritto cento anni fa? E se... e se... per quanto assurdo possa sembrare...” ma non riuscì a terminare le sue congetture, Tim la afferrò per una mano e la trainò letteralmente nella sala da pranzo.
«Muoviti, scema, ti perderai il benvenuto del Comandante... e lo Champagne, il Caviale e, e tutto il resto.» Rise, eccitato e felice, del tutto disinteressato al mare gonfio che li aspettava un poco più in là.
Poche ore dopo, quando le onde del Mediterraneo li travolsero, l’ultimo pensiero di Carmen fu per il suo piccolo T. e a quanto si sarebbe sentito solo senza di lei.
In quel momento la sua mano gelata incontrò, tra i flutti, quella calda e rassicurante del suo amato padre; la aspettava di là... per portarla con sé, dolcemente, in un porto più sicuro e tranquillo.
<DA https://docs.com/giovanna-esse/2680/ciao-mamma?c=zbWC8V>
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