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IL PICCOLO PRINCIPE



 


IL PICCOLO PRINCIPE
- LEGGIAMO ANCORA UNA VOLTA-



IL PICCOLO PRINCIPE: LEGGIAMO ANCORA UNA VOLTA
FOTO DALLA SPIAGGIA ACCANTO CARETERRA AUSTRAL A QUILLAIPE DEL PUERTO MONTT LOS LAGOS IN CHILE


Introduzione
La versione integrale del capolavoro di Antoine de Saint-Exupéry finalmente in una nuova traduzione in italiano semplice e moderno, con testo francese originale a fronte.


Si è cercato di mantenere la musicalità e la bellezza del testo francese, restando il più possibile fedeli alla struttura originale del libro, impreziosito dalle splendide illustrazioni dell'autore presenti nella prima edizione del 1943.


Il Piccolo Principe è una storia bellissima e profonda, commovente nella sua semplicità. È uno dei libri più belli che siano mai stati scritti e rappresenta una lettura essenziale, che è anche una lezione di vita, per grandi e piccini.

In questa nuova edizione bilingue italiano-francese, la lettura è facilitata dalla disposizione in colonne, nella stessa pagina, del testo originale e della traduzione.


È possibile scaricare gratuitamente le illustrazioni a colori del libro seguendo le istruzioni riportate nell'ultima pagina.


Buona lettura!
Jacopo Gorini
Il Piccolo Principe / Le Petit Prince − 5


La serie Il Piccolo Principe è composta da:
• Il Piccolo Principe – Il libro
• Il Piccolo Principe – Bilingue con testo in italiano e in francese (questa edizione)
• Il Piccolo Principe – Libro e audiolibro
• Il Piccolo Principe − L'audiolibro


Per gli studenti stranieri di lingua italiana:
• Il Piccolo Principe − Libro, glossario e audiolibro
• Il Piccolo Principe − Quaderno degli esercizi

Per maggiori informazioni: www.caffescuola.com/il-piccolo-principe/
Il Piccolo Principe / Le Petit Prince − 6


Il Piccolo Principe di Antoine de Saint-Exupéry
A Léon Werth Chiedo scusa ai bambini per aver dedicato questo libro ad una persona adulta. Ho una buona scusa: questo adulto è il migliore amico che abbia al mondo. Ho un'altra scusa: questo adulto può comprendere tutto, persino i libri per bambini. Ho una terza scusa: questo adulto abita in Francia, dove ha fame e freddo. Ha davvero bisogno di essere consolato. Se tutte queste scuse non fossero sufficienti, voglio allora dedicare questo libro al bambino che è stato una volta questo adulto. Tutti gli adulti sono stati prima dei bambini. (Ma pochi fra loro se ne ricordano). Correggo dunque la mia dedica:
A Léon Werth quando era un ragazzino


Le Petit Prince d'Antoine de Saint-Exupéry
À Léon Werth Je demande pardon aux enfants d’avoir dédié ce livre à une grande personne. J’ai une excuse sérieuse: cette grande personne est le meilleur ami que j’ai au monde. J’ai une autre excuse: cette grande personne peut tout comprendre, même les livres pour enfants. J’ai une troisième excuse: cette grande personne habite la France où elle a faim et froid. Elle a bien besoin d’être consolée. Si toutes ces excuses ne suffisent pas, je veux bien dédier ce livre à l’enfant qu’a été autrefois cette grande personne. Toutes les grandes personnes ont d’abord été des enfants. (Mais peu d’entre elles s’en souviennent.) Je corrige donc ma dédicace:
À Léon Werth quand il était petit garçon
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CAPITOLO I
Quando avevo sei anni ho visto, una volta, una magnifica illustrazione, in un libro sulla Foresta Vergine che s'intitolava «Storie vissute». Rappresentava un serpente boa che ingoiava una belva. Ecco la copia del disegno.


PREMIER CHAPITRE
Lorsque j’avais six ans j’ai vu, une fois, une magnifique image, dans un livre sur la Forêt Vierge qui s’appelait « Histoires Vécues ». Ça représentait un serpent boa qui avalait un fauve. Voilà la copie du dessin.


Si diceva nel libro: «I serpenti boa ingoiano la loro preda tutta intera, senza masticarla. Dopo non possono più muoversi e dormono durante i sei mesi della loro digestione.» Allora ho molto riflettuto sulle avventure della giungla e, a mia volta, sono riuscito, con una matita colorata, a fare il mio primo disegno. Il mio disegno numero 1. Era così:


On disait dans le livre : « Les serpents boas avalent leur proie tout entière, sans la mâcher. Ensuite ils ne peuvent plus bouger et ils dorment pendant les six mois de leur digestion. » J’ai alors beaucoup réfléchi sur les aventures de la jungle et, à mon tour, j’ai réussi, avec un crayon de couleur, à tracer mon premier dessin. Mon dessin numéro 1. Il était comme ça :
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Ho mostrato il mio capolavoro ai grandi e ho domandato loro se il mio disegno gli facesse paura. Loro mi hanno risposto: «Perché mai un cappello dovrebbe fare paura?» Il mio disegno non rappresentava un cappello. Rappresentava un serpente boa che digeriva un elefante. Allora ho disegnato l’interno del serpente boa, così che i grandi potessero comprendere. Loro hanno sempre bisogno di spiegazioni. Il mio disegno numero 2 era così:


J’ai montré mon chefd’oeuvre aux grandes personnes et je leur ai demandé si mon dessin leur faisait peur. Elles m’ont répondu : « Pourquoi un chapeau ferait-il peur ? » Mon dessin ne représentait pas un chapeau. Il représentait un serpent boa qui digérait un éléphant. J’ai alors dessiné l’intérieur du serpent boa, afin que les grandes personnes puissent comprendre. Elles ont toujours besoin d’explications. Mon dessin numéro 2 était comme ça :


I grandi mi hanno consigliato di lasciar perdere i disegni di serpenti boa aperti o chiusi, e di interessarmi piuttosto alla geografia, alla storia, alla matematica e alla grammatica. È per questo motivo che ho abbandonato, all’età di sei anni, una magnifica carriera di pittore. Sono stato scoraggiato dall’insuccesso del mio disegno numero 1 e del mio disegno numero 2.


Les grandes personnes m’ont conseillé de laisser de côté les dessins de serpents boas ouverts ou fermés, et de m’intéresser plutôt à la géographie, à l’histoire, au calcul et à la grammaire. C’est ainsi que j’ai abandonné, à l’âge de six ans, une magnifique carrière de peintre. J’avais été découragé par l’insuccès de mon dessin numéro 1 et de mon dessin numéro 2.
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I grandi non capiscono mai nulla da soli, ed è faticoso, per i bambini, dargli spiegazioni di continuo. Dunque ho dovuto scegliere un altro mestiere e ho imparato a pilotare gli aerei. Ho volato un po' dappertutto nel mondo. E la geografia, questo è vero, mi è servita molto. Sapevo distinguere, a colpo d’occhio, la Cina dall’Arizona. Questo è molto utile, se ci si perde durante la notte. Ho così avuto, nel corso della mia vita, un mucchio di contatti con un mucchio di persone serie.


Ho vissuto molto tra i grandi. Li ho osservati molto da vicino. Questo non ha troppo migliorato la mia opinione. Quando ne incontravo uno che mi sembrava un poco perspicace, facevo su di lui l’esperimento del mio disegno numero 1, che ho sempre conservato. Volevo sapere se era veramente in grado di capire. Ma sempre mi rispondeva: «È un cappello.» Allora io non gli parlavo né di serpenti boa, né di foreste vergini, né di stelle. Mi mettevo alla sua portata. Gli parlavo di bridge, di golf, di politica e di cravatte. E l'adulto era ben felice di conoscere un uomo così ragionevole.


Les grandes personnes ne comprennent jamais rien toutes seules, et c’est fatigant, pour les enfants, de toujours et toujours leur donner des explications. J’ai donc dû choisir un autre métier et j’ai appris à piloter des avions. J’ai volé un peu partout dans le monde. Et la géographie, c’est exact, m’a beaucoup servi. Je savais reconnaître, du premier coup d’œil, la Chine de l’Arizona. C’est très utile, si l’on est égaré pendant la nuit. J’ai ainsi eu, au cours de ma vie, des tas de contacts avec des tas de gens sérieux.


J’ai beaucoup vécu chez les grandes personnes. Je les ai vues de très près. Ça n’a pas trop amélioré mon opinion. Quand j’en rencontrais une qui me paraissait un peu lucide, je faisais l’expérience sur elle de mon dessin numéro 1 que j’ai toujours conservé. Je voulais savoir si elle était vraiment compréhensive. Mais toujours elle me répondait: « C’est un chapeau. » Alors je ne lui parlais ni de serpents boas, ni de forêts vierges, ni d’étoiles. Je me mettais à sa portée. Je lui parlais de bridge, de golf, de politique et de cravates. Et la grande personne était bien contente de connaître un homme aussi raisonnable.
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CAPITOLO II
E così ho vissuto solo, senza nessuno con cui parlare veramente, fino a sei anni fa, quando ho avuto un guasto nel deserto del Sahara. Qualcosa si era rotto nel mio motore. E siccome non avevo con me né meccanico, né passeggeri, mi sono preparato a fare, tutto da solo, quella difficile riparazione. Era per me una questione di vita o di morte. Avevo acqua da bere per appena otto giorni. La prima sera mi sono dunque addormentato sulla sabbia a mille miglia da qualsiasi luogo abitato.


Ero molto più isolato di un naufrago su una zattera in mezzo all’Oceano. Allora potete immaginare la mia sorpresa quando, allo spuntar del sole, una buffa vocina mi ha svegliato. Diceva: − Per favore... disegnami una pecora! − Eh? − Disegnami una pecora... Sono saltato in piedi come se mi avesse colpito un fulmine. Mi sono stropicciato perbene gli occhi. Mi sono guardato perbene intorno. E ho visto un piccolo ometto veramente straordinario che mi osservava serio. Ecco il miglior ritratto che, più tardi, sono riuscito a fare di lui. Ma il mio disegno,


CHAPITRE II
J’ai ainsi vécu seul, sans personne avec qui parler véritablement, jusqu’à une panne dans le désert du Sahara, il y a six ans. Quelque chose s’était cassé dans mon moteur. Et comme je n’avais avec moi ni mécanicien, ni passagers, je me préparai à essayer de réussir, tout seul, une réparation difficile. C’était pour moi une question de vie ou de mort. J’avais à peine de l’eau à boire pour huit jours. Le premier soir je me suis donc endormi sur le sable à mille milles de toute terre habitée.


J’étais bien plus isolé qu’un naufragé sur un radeau au milieu de l’Océan. Alors vous imaginez ma surprise, au lever du jour, quand une drôle de petite voix m’a réveillé. Elle disait : – S’il vous plaît… dessinemoi un mouton ! – Hein ! – Dessine-moi un mouton… J’ai sauté sur mes pieds comme si j’avais été frappé par la foudre. J’ai bien frotté mes yeux. J’ai bien regardé. Et j’ai vu un petit bonhomme tout à fait extraordinaire qui me considérait gravement. Voilà le meilleur portrait que, plus tard, j’ai réussi à faire de lui. Mais mon dessin,


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ovviamente, è decisamente meno incantevole del modello. Non è colpa mia. Sono stato scoraggiato nella mia carriera di pittore dagli adulti, all'età di sei anni, e non avevo imparato a disegnare niente, tranne che i boa chiusi e i boa aperti.

bien sûr, est beaucoup moins ravissant que le modèle. Ce n’est pas ma faute. J’avais été découragé dans ma carrière de peintre par les grandes personnes, à l’âge de six ans, et je n’avais rien appris à dessiner, sauf les boas fermés et les boas ouverts.


Guardavo dunque questa apparizione con gli occhi sgranati dallo stupore. Non dimenticate che mi trovavo a mille miglia da qualsiasi luogo abitato. Ora, il mio ometto non mi sembrava né smarrito, né morto di fatica, né morto di fame, né morto di sete, né morto di paura.

Je regardai donc cette apparition avec des yeux tout ronds d’étonnement. N’oubliez pas que je me trouvais à mille milles de toute région habitée. Or mon petit bonhomme ne me semblait ni égaré, ni mort de fatigue, ni mort de faim, ni mort de soif, ni mort de peur.


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Non aveva affatto l’aspetto di un bambino che si era perso nel deserto, a mille miglia da qualsiasi luogo abitato. Quando alla fine sono riuscito a parlare, gli ho detto: − Ma... che ci fai qui? E lui mi ha ripetuto allora, molto lentamente, come se si trattasse di un cosa molto importante: − Per favore... disegnami una pecora... Quando un mistero è così impressionante, non si osa disobbedire. Per quanto assurdo mi sembrasse, a mille miglia da tutti i luoghi abitati e in pericolo di morte, ho tirato fuori dalla tasca un foglio di carta e una penna stilografica.


Ma mi sono ricordato allora che avevo soprattutto studiato la geografia, la storia, la matematica e la grammatica, e ho detto all'ometto (con un po' di malumore) che non sapevo disegnare. Lui mi ha risposto: − Non importa. Disegnami una pecora. Siccome non avevo mai disegnato una pecora, ho rifatto per lui uno dei due soli disegni di cui ero capace. Quello del boa chiuso. E sono rimasto stupefatto ascoltando l'ometto rispondermi: − No, no! Non voglio un elefante dentro un boa. Un boa è molto pericoloso, e un elefante è molto ingombrante.


Il n’avait en rien l’apparence d’un enfant perdu au milieu du désert, à mille milles de toute région habitée. Quand je réussis enfin à parler, je lui dis: – Mais… qu’est-ce que tu fais là ? Et il me répéta alors, tout doucement, comme une chose très sérieuse : – S’il vous plaît… dessinemoi un mouton… Quand le mystère est trop impressionnant, on n’ose pas désobéir. Aussi absurde que cela me semblât à mille milles de tous les endroits habités et en danger de mort, je sortis de ma poche une feuille de papier et un stylographe.


Mais je me rappelai alors que j’avais surtout étudié la géographie, l’histoire, le calcul et la grammaire et je dis au petit bonhomme (avec un peu de mauvaise humeur) que je ne savais pas dessiner. Il me répondit: – Ça ne fait rien. Dessinemoi un mouton. Comme je n’avais jamais dessiné un mouton je refis, pour lui, l’un des deux seuls dessins dont j’étais capable. Celui du boa fermé. Et je fus stupéfait d’entendre le petit bonhomme me répondre : – Non ! Non ! Je ne veux pas d’un éléphant dans un boa. Un boa c’est très dangereux, et un éléphant c’est très encombrant.


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Dalle mie parti tutto è piccolo. Ho bisogno di una pecora. Disegnami una pecora. Allora l'ho disegnata.

Chez moi c’est tout petit. J’ai besoin d’un mouton. Dessine-moi un mouton. Alors j’ai dessiné.

Lui l'ha guardata con attenzione, e poi: − No! Questa è già molto malata. Fanne un’altra. Ho disegnato:

Il regarda attentivement, puis : – Non ! Celui-là est déjà très malade. Fais-en un autre. Je dessinai :

Il mio amico ha sorriso gentilmente, con indulgenza: − Lo vedi anche da te... non è una pecora, è un ariete. Ha le corna... Quindi ho rifatto ancora una volta il mio disegno:

Mon ami sourit gentiment, avec indulgence : – Tu vois bien… ce n’est pas un mouton, c’est un bélier. Il a des cornes… Je refis donc encore mon dessin:


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Ma è stato respinto come i precedenti. − Questa è troppo vecchia. Voglio una pecora che viva a lungo. Allora, persa la pazienza, siccome avevo fretta di iniziare a smontare il mio motore, ho scarabocchiato questo disegno:

Mais il fut refusé, comme les précédents : – Celui-là est trop vieux. Je veux un mouton qui vive longtemps. Alors, faute de patience, comme j’avais hâte de commencer le démontage de mon moteur, je griffonnai ce dessin-ci.

E gliel'ho messa giù così: − Questa è la cassa. La pecora che vuoi è dentro. Ma sono stato molto sorpreso nel vedere illuminarsi il viso del mio giovane giudice: − È proprio così che la volevo! Credi che questa pecora abbia bisogno di molta erba? − Perché? − Perché da me è tutto piccolo...

Et je lançai : – Ça c’est la caisse. Le mouton que tu veux est dedans. Mais je fus bien surpris de voir s’illuminer le visage de mon jeune juge : – C’est tout à fait comme ça que je le voulais ! Crois-tu qu’il faille beaucoup d’herbe à ce mouton ? – Pourquoi ? – Parce que chez moi c’est tout petit…


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− Basterà sicuramente. Ti ho dato una pecora molto piccola. Lui ha chinato la testa sul disegno: − Non così piccola da... Guarda! Si è addormentata... Ed è stato così che ho fatto la conoscenza del piccolo principe.

– Ça suffira sûrement. Je t’ai donné un tout petit mouton. Il pencha la tête vers le dessin : – Pas si petit que ça… Tiens ! Il s’est endormi… Et c’est ainsi que je fis la connaissance du petit prince.
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